Sebino

Sebino e WeAreProject sprigionano il potenziale dell’IoT

Cosa comporta l’adozione di soluzioni di iperconvergenza? Maggiore agilità all’ecosistema informatico aziendale, naturalmente, ma non solo: opportunamente sviluppati, i sistemi iperconvergenti assicurano anche la giusta flessibilità del parco applicativo per tenere il ritmo di un’incessante evoluzione tecnologica e offrono tutta la potenza di storage per garantire performance elevate a servizi sempre più innovativi. Questo, quantomeno, è ciò che è riuscita a ottenere Sebino scegliendo l’iperconvergenza di Nutanix, attraverso un progetto di implementazione gestito a quattro mani con WeAreProject.

Il profilo di Sebino: quando un’azienda ha bisogno dell’iperconvergenza

Sebino è una società italiana di respiro multinazionale specializzata nella progettazione, nell’installazione e nella manutenzione di sistemi integrati per la rivelazione e l’estinzione di incendi, a cui si aggiunge una serie di competenze per la gestione della sicurezza degli edifici.
Il gruppo è in piena espansione: alla capofila Sebino SPA, con sede a Madone (BG), fanno riferimento le società Sebino Fire, Sebino Service e Sebino Security, che nel complesso contano otto filiali operative e sei service point solo in Italia. A queste si aggiungono le controllate attive in Romania. La società, che attualmente conta circa 180 dipendenti, ha generato nel 2022 un fatturato di 73,2 milioni di euro (in crescita del 33,2% rispetto al 2022), mettendo a segno un EBITDA da 10,7 milioni di euro.

Dovendo quindi confrontarsi con infrastrutture logiche e fisiche sempre più interdipendenti, in grado di affrontare la complessità della dimensione dell’Internet of Things (IoT), Sebino ha deciso di dare vita nel 2020 a un dipartimento informatico ad hoc, che permettesse all’azienda di affrontare le nuove sfide facendo affidamento su soluzioni flessibili e scalabili, ma innestate su tecnologie stabili.

Tra le prime decisioni del team affidato a Dario Savoldi, IT manager del gruppo, c’è stata quella di puntare su un’infrastruttura iperconvergente, capace cioè di combinare tutte le risorse tipiche di un datacenter, a partire da elaborazione, storage, networking e virtualizzazione, e ottimizzarle in tempo reale.

“Con la crescita delle sedi e delle attività è aumentata in modo esponenziale la richiesta di storage, senza contare che l’impiego di sistemi BIM (Building Information Modeling, ndr), unito all’incremento del personale, e degli asset, ha comportato l’esigenza di spostare grandi volumi di dati in modo sicuro”, spiega Savoldi, evidenziando i punti chiave che Sebino avrebbe dovuto tenere in considerazione per la scelta dell’evoluzione tecnologica e digitale da intraprendere. Con un know how molto specifico, l’azienda ha infatti bisogno di gestire i flussi di dati relativi ai servizi manutentivi e di monitoraggio secondo normative stringenti. “La rivoluzione dell’IoT, che implicherà una serie di nuovi progetti sul fronte della servitizzazione, ci porterà poi ad abbracciare tecnologie e metriche differenti. Ecco perché nell’ottica di omogeneizzare la componente applicativa era prioritario modernizzare non solo i sistemi IT, ma anche lo stack sottostante al network e al data center”.

La roadmap e l’implementazione della soluzione di iperconvergenza

Con l’intento, dunque, di disegnare un intero schema ex novo, Sebino si è rivolta a WeAreProject per ricevere supporto operativo ed esplorare le offerte disponibili sul mercato in tema di iperconvergenza. “Confrontandoci con WeAreProject, è emerso che l’approccio di Nutanix ci avrebbe garantito flessibilità e scalabilità ai massimi livelli. L’ideale, per noi che partivamo da zero”.
La prima fase del progetto è stata quella di assessment, con tutta una serie di attività preliminari, volte a prevedere qualsiasi eventuale criticità prima di avviare la nuova infrastruttura. “WeAreProject ha giocato un ruolo essenziale in tal senso, aiutandoci a condurre un’analisi di fattibilità iniziale, che ha tenuto conto anche delle diverse necessità computazionali espresse dai vari clienti”, dice Savoldi.

Così, nel giro di pochi mesi, da marzo a ottobre 2020, Sebino è passata da quattro a 75 server virtuali, dislocati su tre nodi. A maggio 2022 il gruppo ha portato a termine una nuova acquisizione internazionale, che ha rappresentato l’occasione per mettere davvero alla prova la promessa di scalabilità fatta da Nutanix. “Sono stati aggiunti altri due nodi, potenziando le schede CPU e garantendo alta disponibilità per ulteriori aree progettuali, il tutto senza incontrare la minima criticità”, ricorda Savoldi. “Nel corso del 2023 abbiamo provveduto a far evolvere lo storage di back up, e ora gestiamo 160 tra server e client virtuali, un numero destinato a crescere nel breve termine”.

I vantaggi garantiti dall’iperconvergenza

Grazie alla soluzione di iperconvergenza di Nutanix implementata insieme a WeAreProject, Sebino ha sperimentato un netto miglioramento del provisioning delle postazioni, che ora offrono una risposta immediata agli utenti interni anche quando è necessario adoperare software specifici, con esigenze computazionali, grafiche e di storage avanzate. Sul fronte del networking, la nuova infrastruttura consente di segmentare gli stack, così da monitorare con maggiore accuratezza la qualità del servizio e di implementare policy di sicurezza ad hoc.

“Il principale vantaggio, però – continua Savoldi – è dato dall’opportunità di misurare le performance dell’intero ecosistema. Il che ha un valore inestimabile, in quanto adesso possiamo agire proattivamente su aspetti che prima ci erano letteralmente nascosti. All’atto pratico, quindi, oggi possiamo erogare tutte le risorse disponibili sempre in modo ottimale, ridondato e protetto”.
Si tratta comunque di un work in progress, finalizzato alla trasformazione digitale che Sebino ha già intrapreso, e che implica l’esplorazione di nuove dimensioni tecnologiche, come quella dell’IoT, dell’intelligenza artificiale, della realtà virtuale e del digital twin. “Potremo così aiutare l’organizzazione a raggiungere i prossimi obiettivi di business, abilitando processi, come per esempio quelli di Mobile Device Management in ambito manutentivo, che poggeranno su componenti hardware e software estremamente innovative, e che per questo dovranno contare in modo dinamico su una potenza computazionale elevata”, chiosa Savoldi.